venerdì 18 maggio 2012

Ripercorrere: Questo sconosciuto




Suona la sveglia, è tempo di spostare la lancetta, aumentare il percorso da compiere in ulteriori giri circolari; si rigira nel letto. Sogna del dovrei vivere e del "ho dovuto vivere"; il vissuto moribondo e il vivere assassino; dramma mattutino. Rimanda tutto, le carte da consegnare a qualche delegato statale, gli amici, gli appuntamenti e il tempo. Rimanda gli incontri con se stesso, con lo specchio e la vertigine.
Riempie le sue giornate di impegni che non svolgerà, un modo per tenersi impegnato.

Non sente più gli odori, gli dicono che la città puzza e lui la difende parlando dell’amministrazione e delle persone. Gli dicono che quel palazzo inquina la vista e lui racconta la storia di chi ci abita. Gli raccontano delle morti in guerra e lui esprime i motivi del conflitto, ne prende posizione e giudica.

Non empatia ma cronaca.

Al ristorante non sapeva mai cosa scegliere, a volte si affidava al prezzo, altre al conosciuto: il conosciuto! Amava per abitudine mangiare sempre gli stessi piatti, la stessa quantità di cibo e con le stesse persone. Il suo stomaco quando riceveva qualcosa di nuovo si ingrossava e lui non dormiva la notte per indigestione; pensava e si puniva.

A volte puniva gli altri con cuore, con rabbia, con repulsione dominante, con rifiuto e scambiando sé con gli altri: urgeva uno specchio ma chi poteva offrirglielo senza ferirlo? Ti amo, le disse lei e altre mille; lui rispose sordo agli impulsi, lesse il labiale e ripeté senza cuore, perfido in una malaugurata buonafede.

Non sentiva, non provava, non gustava se stesso, le persone, la vita e il mondo; semplicemente stava con le mille parole e i duemila pensieri a darsi compagnia. Parlava con una donna e pensava è lei quella giusta, chissà come sarebbe viverci, magari sarà bello per questo, magari sarà brutto per questo: immaginava e questo gli bastava. Parlava con un’altra donna e pensava è lei quella giusta, quella di prima era sbagliata per questo: non mi capiva. Ancora una donna e pensava al divertimento, alla leggerezza: guai a dirgli che credeva in una vita insieme. Ri-circolava fra queste e poi creava nuovi circoli: non viveva, immaginava continuamente.

Exit Post: Mai visse come un uomo, sempre fra le coperte, il mangiato certo e mille dubbi d’amore; mai conobbe realmente l’amore, sempre incerto, mai conscio, mai consapevole; mai fu consapevole, sempre in lotta con sé e con mille altri sempre uguali; mai cambiò compagnia, donne, genitori e amici, una casa e un soffitto a schiacciarlo ogni giorno, nella sua immaturità puntò a sopravvivere; mai sopravvisse se non pensando a come avrebbe potuto vivere come un uomo.

Continua il percorso: 
Ripercorrere: Compagna suggestione 
Ripercorrere: La cento e 4



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